Nobiltà
La Nobiltà secondo una definizione dovuta allo storico Marc Bloch, si definisce nobiltà una classe dominante che abbia uno statuto giuridico suo proprio che confermi e materializzi la superiorità che ella pretende e, in secondo luogo, che tale statuto si perpetui per via ereditaria. E’ ammessa, a favore di alcune famiglie nuove, la possibilità di conquistarne l'accesso, anche se in numero ristretto e secondo norme regolarmente stabilite.
La Repubblica Italiana, non riconoscendo i titoli nobiliari, nel 1948 ha abrogato la regolamentazione della consulta Araldica con la disposizione transitoria e finale n. 14 della Costituzione. Le regolamentazioni relative ai titoli nobiliari non hanno effetti civili e non sono riconosciute dallo Stato italiano. Viceversa i predicati nobiliari (cioè, la denominazione di luogo associata ad un titolo nobiliare che ne indica la giurisdizione. Per esempio: per il "conte di Macerata" la parte di Macerata è il predicato del titolo di conte) esistenti prima del 22 ottobre 1922 (marcia su Roma) e che, se di origine pre-unitaria, siano stati riconosciuti dalla Regia Consulta Araldica del Regno d'Italia (requisito interpretativamente aggiunto dalla sentenza costituzionale n. 101/1967 in base al combinato disposto dell'art. 3/1° Cost. con l' art. XIV/1° delle disposizioni transitorie e finali), i quali valgono come parte del nome, ma solo se siano stati oggetto di previa e specifica sentenza di “cognomizzazione”.
Se i predicati sono “parti del nome” e sono tutelati giudizialmente, il titolare può trasmetterli a tutti i suoi discendenti (legittimi e naturali) ed anche al figlio adottivo, come qualsiasi cognome.